Bene...vi presento la mia inviata speciale da Londra. Il suo nome è
Charlie Hodges.
Hello there , my name is Charlie Hodges and I live just out of London in England. I am currently studying fashion design and I adore clothes, vintage and outfits that are a bit different!
I love exploring charity shops, to get the most unusual and striking outfits at the lowest possible price.
I would describe my style as eclectic grunge inspired and vintage based. My current obsession is chunky gold chains which I team with vintage Tshirts and some denim for a 90s revival inspired look.
This picture was taken just around the corner from my flat with my good friend Georgie Hopwood (who should be a model!) we were having a lovely day getting pictures for our current fashion college project , and decided to do some photographs that were a little bit spur of the moment and unplanned!
see you soon !!! :)
Le foto che scatta Charlie parlano della sua vita, le sue amicizie, e le sue passioni.
Ambra ha una bellezza di un'intensità calda. Ama quello che sta facendo. Non si tira indietro di fronte a nuove sfide. Forse le cerca. Forse è ciò di cui ha bisogno prima di tutto. Il suo stile è minimale, curato nei dettagli. Vagamente anni '50. Con quei tanti capelli e gli occhioni da cerbiatto.
Ambra Lunardi cresce respirando musica, cinema e pittura, grazie
all'ambiente familiare in cui vive. Sperimenta, durante la propria
carriera scolastica, l'approccio a diversi settori, tutti legati
all'ambiente artistico/cinematografico, dalla creazione di fumetti e
illustrazioni attraverso la frequentazione della Scuola Internazionale
di Comics di Firenze, allo studio e progettazione di costumi teatrali
fino ad approdare al corso di Cinema Musica e Teatro, sotto la facoltà
di Lettere dell'Università di Pisa, con specializzazione in Cinema ed
Immagine Elettronica.
Assetata di novità e sperimentazione continua,
integra gli studi teorici con corsi pratici di regia e montaggio e
tirocini (uno su tutti lo stage tenuto da Robert Cahen
nel 2004 a Livorno in occasione del "BloomsDay") ed inizia a lavorare
nello studio fotografico "Foto Novi" come operatore video e montatore di
eventi. Nel 2005 vince la "Biennale dei Giovani Artisti dellEuropoa e del Mediterraneo" con il video dal titolo "Immagini", partecipa a varie Manifestazioni e
Videoistallazioni come la "Biennale del Cinema per la Pace" con il video
"B/N".
Nel 2006 con il video "21st century boy"
per i BadLoveExperience inaugura un dirottamento e una nuova sfida che
la porta dalla videoistallazione al videoclip musicale. Il video
riscuote un discreto successo, viene proiettato in rotazione su sky e
rocktv, e la canzone viene scelta per far parte della colonna sonora del
film "La prima cosa bella"
di Paolo Virzì e candidata ai David di Donatello come "Miglior
canzone". Seguiranno videoclip e collaborazioni con numerosi gruppi
musicali come The Sweat, Jackie O's Farm, Breakout Division, Una Pura
Formalità, Eclettica, i veneziani MyFirstSeconds e BIMBO, il cui video "Non ho voglia di far niente" viene
promosso in anteprima da RollingStone Magazine. Contemporaneamente
collabora con un video dal titolo "Anymore" al Duchenne Music Project,
per aiutare i bambini affetti dalla distrofia di Duchenne ed entra a far
parte del settore marketing dell'azienda General Electric come "Video
Specialist in Marketing Communication" dove è tutt'ora responsabile
della gestione e realizzazione video e comunicazione.
. Fresca la nuova collaborazione con il gruppo VIDEOTAPE, ispirato al progetto "From the Basement" dove ha ruolo di operatore e montatore e la cura del backstage del film "I più grandi di tutti" di Carlo Virzì, che sarà nelle sale cinematografiche nel 2012.
In queste due foto con Marco indossa un completo marrone giacca e pantaloni anni 70 originale invernale
a costine orizzontali con cappello coordinato di feltro e fascia in velluto e una cintura stretta in vita che per il taglio della foto non è visibile.
Per i costumi un ringraziamento a Patrizia di Fermata d'Autobus a Livorno. Che ha una splendida selezione Vintage ed è una persona speciale. http://www.facebook.com/FermatadAutobusVintage
"Il Giallo è dotato di una follia vitale, prorompente, di un'irrazionalità cieca; viene paragonato al suono di una tromba, di una fanfara. Il giallo indica anche eccitazione quindi può essere accostato spesso al rosso ma si differenzia da quest'ultimo." Vasilij Kandinskij
Kandinsky percepiva la realtà come un'immensa partitura musicale nella quale ogni suono e ogni strumento avesse un colore ed una forma e il tutto fosse armonicamente amalgamato.
" il Giallo rappresenta musicalmente la tromba; il suo tono è squillante, deciso, chiaro,aggressivo, ma incapace di profondità. E' anche simbolo splendente di vivacità e voglia di vivere."
L'etnologa Olga Ammann scrive : "Il colore dunque vibra: nella sua essenza è melodia. Come tutto,
del resto, montagne, alberi, mondi. Goethe diceva che la
materia, in ogni suo aspetto, è “musica congelata”. Gli
antichi vedevano materia e luce come “aspetti secondari del
suono”. In sanscrito, la lingua sacra dell’India, svar (luce) e svara (suono) hanno la medesima radice: anche linguisticamente i due concetti sono connessi."
Marlene è deliziosa in questo tubino primi anni '60 di taglio sartoriale e manica 3/4 in pizzo sangallo giallo limone. Il cappello di paglia rosa pallido con il nastro di una tonalità più chiara di giallo è in armonia perfetta con la montatura degli occhiali con sfumatura bicolore . Sembra cucito su di lei.
"Vasilij Kandinskij ha intitolato una sua opera Il suono giallo.
Uno dei suoi obiettivi, come abbiamo detto, era
riconoscere in ogni cosa l’interiorità, l’essere. Tuttavia, si
lamentava l’artista, “nella nostra epoca materialista,
l’esteriorità ha preso il sopravvento. L’uomo non ama essere
profondo, preferisce arrestarsi alla superficie che è meno
faticosa”. Noi però adesso sappiamo: di fronte a una distesa
di papaveri, di girasoli, a un cielo azzurro, cerchiamo di
vivere la magia di un mondo che abbiamo depredato anche della
sua interiorità. In una indagine condotta negli Stati Uniti, è
stato chiesto a circa tremila persone: “Per che cosa
vivete?”. Il 94 per cento ha risposto di stare semplicemente
sopportando il presente nell’attesa dell’aldilà. Forse un fiore
giallo, silenziosamente vibrante, potrebbe farci innamorare
della vita."
Personalmente ho una qualche
difficoltà congenita con questo colore primario. Amo trovarlo nei
dettagli, nei particolari, in un oggetto, nella texture di una parete,
indossato da altri. Mi cattura, ma non vibra con me che mi rifugio nei
blu, nei verdi, nel grigio chiarissimo e un po' dove mi sento più al
sicuro, forse.
L'unica tonalità che sento vicina è il giallo senape...per forza! C'è del blu dentro.
Comunque che il giallo sia vicino o meno alla tua frequenza, è ammaliante, vitaminico, allegro, spumeggiante.
Il
contrasto vistoso con il nero effetto ape o vespa, adesso più che mai
evitabile, finiti gli anni '80 e i cugini più sobri '90 è fortunatamente
finito in prescrizione. L'accostamento dei due colori è sopportabile, a
parer mio solo nel caso che una delle due tinte importanti sia presente
in minima quasi impercettibile misura, e nel ruolo di cornice
dell'altro.
Questo delizioso tubino misto seta di Moschino color giallo melone è stato scelto dalla ragazza che lo indossa due foto sopra per un concerto a Cortona di un amico americano.
La mia amica Daniela che fa la grafica a Ginevra non sta sorseggiando Gin, nè scotch. E' mattina, e nel bicchiere destinato al Cuba Libre c'è dell'acqua minerale naturale, e dopo un cappuccino con abbondante spolverata di cacao, ci sta. Eccome se ci sta. Ed è perfetta in questo inseguimento folle fra zebre e conigli neri su sfondo bianco neve. Il cardigan verde equilibra il gioco, ed è la cornice. Allo sfondo giallo acido della sciarpa di cotone è affidata tutta l'energia dinamica dell'insieme. Grazie a lui si stanno muovendo. Sono vivi.
Gli occhi da cerbiatta sono semi svelati dalle lenti di un paio di occhiali dalla montatura bicolore originali anni 60.
Effetto biscotto. Design. Molto mezza stagione. Combinazione sulle corde del mood di una mattina o di un pomeriggio indaffarati, non importa se assolati. Il sole semmai lo porterete voi, in qualsiasi ambiente metterete piede. Con l'aggiunta di dettagli lucidi come una busta in vernice sempre nella tonalità del cuoio o del senape, uno stivale o meglio una francesina bicolore, è un abbinamento divertente anche per una sera leggera e non impegnativa. Il gioco delicato delle gradazioni di colore pastellate acquista energia e movimento dalla plissettatura sovrapposta della gonna cotone misto lino a vita alta.
A volte una canotta elasticizzata con profilatura di micro quadretti vichy è parente di una gonna della stessa tonalità che c'eravamo dimenticate di avere, perchè non sapevamo come abbinare.
La giacca di lino grezzo che faceva parte di un tailleur anni '60, la possiamo mettere da sola sopra il jeans.
E' un pezzo autonomo, non ha bisogno d'incoraggiamenti.
Marlene stringe una borsa in cavallino color senape Maliparmi con cuciture a vista.
La giacca fa parte di un tailler fine anni '50 in leggero velluto a macro coste, con bottoni dello stesso tessuto.
Il foulard etnico sopra la t-shirt nera le dona un allure moderna e ariosa e le Converse basse di una tonalità più accesa svecchiano sportivamente un outfit che tradizionalmente sarebbe formale.
Povera Marlene :).... sono abituata alla sua espressione di protesta, quando passa da me e mi trova già pronta a scattare con la macchina fotografica, ma dura poco, perchè poi si diverte. E l'ho sempre vinta io.
Io e Sara siamo cresciute insieme. Per noi vederci anche pochi minuti è un esercizio di riallineamento con le priorità. Siamo amiche da 23 anni. Ognuna conosce gli scheletri nell'armadio dell'altra e ogni tanto ne apre le ante per dargli un po' di ricambio d'aria.
L'accordo è estremamente semplice ed essenziale. Grigio tortora e giallo, con l'incursione nelle righe trasversali della maglia asimmetrica di un po' di bianco che lega e mette le cose in chiaro.
Il foulard è di impalpabile seta gialla a micro pois con una cornice nera e bianca che ricalca il gioco delle righe. La spilla è opera di Sara, che da qualche anno con materiali di recupero come plastica, rame e gomma confeziona bigiotteria e oggetti design.
Anna Maria indossa una giacca di lino con stampa floreale e sotto una camicia giallo uovo di pizzo sangallo , di una tonalità sorella dei fiori arancio anni '70 di cui è disseminata..
La t-shirt a maniche lunghe è una buona soluzione le sere d'estate, tardi , in motorino, quando s'alza il libeccio ma è ancora troppo caldo per aggiungere altro.E ci si muove. E tutto si muove. E vorremmo continuare a muoverci. Senza interruzioni.
La storica marca Ocean Star sfoggia sulla parte posteriore della T.shirt una stampa retro anni '60 che un giorno non sarebbe troppo insolito aver voglia di incorniciare ed appendere ad una parete. Da sola o insieme ad altre meraviglie dell'illustrazione.
Il particolare che amo ? La testa scapigliata del tatuatore. Il suo impegno.
Nicola adesso vive a Londra. lo rivedrò fra qualche mese. Spesso lui entra da me vestito in un modo e poi esce vestito in un altro.
La T-shirt nasce come capo maschile nel XIX secolo grazie all'ingegno degli operai che lavoravano nelle stive delle navi che una volta per tutte si liberarono dei famigerati mutandoni con maglia annessa, che erano il loro scomodo indumento
da lavoro. Bastò tagliare in due la divisa, all'altezza dei fianchi ricavando dei pantaloni e una
maglietta; si pensò poi di far diventare la magliette un semplice capo da utilizzare negli ambienti con temperature calde tagliando
le maniche più corte.
L’espressione T-shirt fu dettata appunto dalla forma stilizzata a T che la maglietta assunse con le maniche corte.
La T-shirt fu poi resa celebre dalla Marina Militare Americana (U.S. Navy) che l’adottò come capo di abbigliamento intimo da indossare sotto la divisa.
Benchè la T-shirt negli USA cominci a diffondersi incontrando l'entusiasmo della gente per la sua versabilità casual già dai primi anni del ’900, in Europa
sarà necessario arrivare alla fine della seconda guerra mondiale; è
infatti proprio grazie ai soldati americani sbarcati in Europa che la T-shirt
divenne molto popolare anche nel Vecchio Continente.
Intorno agli anni ’50, divi del cinema come Marlon Brando, James Dean, Paul Newman indossandola in diversi film , finirono per renderla il simbolo indiscusso di quella
generazione ribelle e anticonformista. Una sorta di manifesto Glamour. La T-shirt venne poi consacrata e trasformata di fatto in un capo
di abbigliamento “stand-alone” e non solo “underwear“.
In quegli anni nacquero diverse società in Florida che iniziarono a
decorare le magliette con nomi di località utilizzando diversi caratteri tipografici.
Attualmente molti Brands ( in verità, tutti ) sguinzagliano i propri creativi alla ricerca di t-shirt vintage con scritte e disegni da copiare e riproporre sul mercato.
Con il tempo cominciarono ad apparire disegni e loghi personalizzati, ma fu negli anni ’60 che la T-shirt divenne un vero e proprio mezzo espressivo, emblema della Psychedelic art
e poi successivamente della Pop art che la utilizzò per comunicare ai mass media il suo messaggio
artistico, raffigurando i disegni più disparati, con la famosa tecnica
del tie-dyeing.
L’espressione artistica dagli anni 60 in avanti ha caratterizzato fortemente le T-shirt soprattutto negli Stati Uniti ed in Gran Bretagna dove furono usate molto spesso come vero e proprio oggetto di comunicazione, a fini pubblicitari, politici, sportivi, sociali, storici.
Oggi la T-shirt è un capo d’abbigliamento fra i più blasonati, al centro
di numerose rivisitazioni da parte del mondo della moda, (grandi marchi
d’abbigliamento assoldano artisti per creare grafiche originali);
indossata in ogni occasione tanto da essere considerata un capo trendy perfino sotto una giacca elegante. Per numerosi artisti si tratta di un mezzo espressivo fra i più contemporanei e quella che viene definita la grafica
di una t-shirt spesso è una piccola opera d’arte.
L'infinita possibilità di combinazione delle T-shirt di tessuto, grafica, disegno, colore, messaggio raccoglie milioni di estimatori in tutto il mondo. E' diventata simbolo di una certa cultura street ed è l’elemento di culto di un popolo di fruitori che non fa distinzioni di sesso,cultura, ed età e non la considera più solo un semplice capo d’abbigliamento.
Dal Cinema ai cartoni ,ai miti della Storia, dell'Arte, della musica fino alle citazioni letterarie e allo sport, sembra infinito l’immaginario in cui pescare stampe e frasi evocative che lanciano slogans ironici e provocatori.
La T-shirt è l’indumento più democratico nella storia della moda insieme al jeans, e mai come all'inizio del nuovo millennio è diventata uno strumento di comunicazione a tutto tondo, che ha scalfito e ampliato la visione di ogni brand.
Le ragazze hanno cominciato ad indossare la t-shirt da bambine, a scuola, all'università. Erano gli anni '70 e i movimenti per la parità facevano le prove anche nell'abbigliamento. Comincia la pratica femminile di misurarsi con i capi maschili, rivisitati ed impreziositi con dettagli più eccentrici. La t-shirt sopra un paio di jeans sono l'articolo più semplice dal quale iniziare a liberarsi da abiti costrittivi e di ostentata femminilità imbalsamata nel ruolo di figlia/moglie/madre.
Divertenti, dissacranti, ammiccanti: sono le “t-shirt slogan”, ormai autentico “must” del guardaroba che non è più solo estivo. Basta sovrapporle.
Un po' di iniziativa ed un paio di forbici e rigidi colli a V o tondi si aprono in scollature a barca a scoprire le spalle.
Sotto la giacca. Sopra una gonna corta leggermente svasata. Sopra i leggins. Che si intravede appena sotto al pull over size, o attraverso il cardigan aperto.
E' praticamente possibile mixarla con tutto. Sopra i Jeans , e sotto una camicia sempre dello stesso tessuto è il suo ambiente più consueto. Per altri abbinamenti solitamente la t-shirt bianca è in ottimo equilibrio con tutta la scala dei grigi e i lavaggi chiari.
Con quella a sfondo nero accessori più colorati, come una collana pop art o una borsa vitaminica giocano un ottimo contrasto. Con i fluo...sembrerete un'insegna, ma se vi piace, fate pure. :)
Fatene buon uso. Usatele, prestatele, ricordate dove vi hanno portato, cercate di non mischiarle troppo nella lavatrice.
Se le avete scelte voi, vuol dire che vi riguardano.
E se non esiste ancora, inventatevela voi, la vostra T-shirt.