lunedì 8 luglio 2013

Altre voci in altre stanze. ( Planet Books Incipit )









Fotografia- Disan Danilov
Assistente- Emma Dawson
Costumi -Samanta Tommasi
Models- Isotta, Arsenio, Emma e Samanta
Location- HpB, Plantet Books di Angelo Cristaldi.Via Cavallotti 2 , Viareggio








"Domenica, 9 febbraio [1958 n.d.r.].  Notte che porta al nove. Fuori: risate di ragazzi, il brum-brum di una macchina che scalda il motore.

Giornata investita nello stupore, in penombra, rinvigorita da caffè e tè bollente: una serie di pulizie – la ghiacciaia, la camera da letto, la scrivania, il bagno, riordinando piano piano – nel tentativo di tenere la <<sporcizia della vita>> a distanza – ho lavato i capelli, me stessa, calze e camicie, riempiendo i buchi di una settimana, leggendo per recuperare la mia prima  settimana di racconti di Hawthorne – scrivendo, per la prima volta, una lunga lettera a Olwyn/1, sentendo che i colori, i ritmi, le parole si congiungevano, muovendosi in schemi che mi davano soddisfazione all’ orecchio, all’ occhio. Perché mi sento libera di scriverle? La mia identità prende forma, si modella – sento che i racconti fioriscono mentre leggo la raccolta del <<New Yorker>> – sì, quando i tempi saranno maturi, io sarò tra loro – le poetesse, le autrici. "












"Nel frattempo devo, a partire da giugno, farmi una cultura di pianeti e di oroscopi per trovarmi nella casa astrale giusta: altrimenti rimpiangerò di non averlo fatto. Tarocchi, anche. Magari dovrei rimanere da sola, senza la paralisi, per sforzami a entrare in trance mistiche e chiaroveggenti. Per poter conoscere Beacon Hill, Boston, e trasformareil suo tessuto in parole. Lo so fare. Lo farò. Adesso quel che devo, poi quel che voglio: anche questo libro si trasforma in una litania di sogni, di indicazioni e imperativi. Non mi serve stare di più con gli altri, ma stare sempre più profondamente, intensamente, con me. Per ricreare mondi…"


( Sylvia Plath, pagine dai Diari )








"L’andamento della mia vita – di artista quanto meno – può essere tracciato con la precisione di un grafico della febbre: gli alti e i bassi, i ben definiti cicli. Ho cominciato a scrivere a otto anni: di punto in bianco, senza un esempio ispiratore. Non avevo mai conosciuto qualcuno che scrivesse, anzi conoscevo pochi che leggessero. Ma sta di fatto che solo quatto cose mi interessavano: leggere libri, andare al cinema, ballare il tip tap e fare disegni. Poi un giorno mi misi a scrivere, ignorando di essermi legato per la vita a un nobile ma spietato padrone. Quando Dio ti concede un dono, ti consegna anche una frusta; e questa frusta è intesa unicamente per l’autoflagellazione. Ma ovviamente non lo sapevo. Scrivevo storie di avventure, racconti gialli, scenette comiche. Episodi che mi erano stati narrati da ex schiavi e da reduci della Guerra Civile. Era molto divertente, all’inizio. Smise di esserlo quando scoprii la differenza tra scrivere bene e scrivere male, e poi feci una scoperta ancor più allarmante: la differenza tra un ottimo stile e la vera arte; è sottile ma feroce. E allora calò la frusta!"

( Truman Capote nella prefazione al suo romanzo "Musica per camaleonti"... racconta di sè stesso.  )










“La scrittura è un rito religioso: è un ordine, una riforma, una rieducazione al riamore per gli altri e per il mondo come sono e come potrebbero essere. Una creazione che non svanisce come una giornata alla macchina da scrivere o in cattedra. La scrittura resta: va sola per il mondo. Tutti la leggono, vi reagiscono come si reagisce a una persona, a una filosofia, a una religione, a un fiore: può piacergli o meno. Può aiutarli o meno. La scrittura prova delle emozioni per dare intensità alla vita: offri di più, indaghi, chiedi, guardi, impari e modelli: ottieni di più: mostri, risposte, colore, forma e sapere. All’inizio è un atto gratuito. Se ti fa guadagnare tanto meglio. […] La cosa peggiore, peggiore di tutte, sarebbe vivere senza scrittura. E allora, come vivere con i mali minori e sminuirli ancora?

(Sylvia Plath )







"Poi accadde. Una sera, mentre la pioggia batteva sul tetto spiovente della cucina, un grande spirito scivolò per sempre nella mia vita. Reggevo il suo libro tra le mani e tremavo mentre mi parlava dell'uomo e del mondo, d'amore e di saggezza, di delitto e di castigo, e capii che non sarei mai più stato lo stesso. Il suo nome era Fëdor Michailovič Dostoevskij. Ne sapeva più lui di padri e figli di qualsiasi uomo al mondo, e così di fratelli e sorelle, di preti e mascalzoni, di colpa e di innocenza. Dostoevskij mi cambiò. L'idiota, I demoni, I fratelli Karamazov, Il giocatore. Mi rivoltò come un guanto. Capii che potevo respirare, potevo vedere orizzonti invisibili."
( John Fante- La confraternita dell'uva. )








«Sì, naturalmente, se domani sarà bello» disse la signora Ramsay. «Ma dovrai alzarti all'alba» aggiunse.
Per suo figlio quelle parole furono messaggere di una gioia straordinaria, come fosse ormai deciso che la gita avrebbe avuto luogo, che il prodigio atteso con tanta ansia, per anni e anni gli sembrava fosse ora, dopo una notte di oscurità e un giorno di navigazione, a portata di mano.

(Virginia Woolf, Gita al faro (To the Lingthouse )






"La mia testa ribolle. È come un gorgoglio di centinaia e centinaia di nuove idee. Continuano incessantemente a sgorgare.
Fino a un certo punto è forse possibile controllare i pensieri, ma difficilmente si riesce a non pensare. L'animo ribolle di idee stravaganti; non arrivo neppure a fissarle che subito vengono rimpiazzate da nuove idee. Non riesco a evitare che i pensieri si confondano. Raramente sono in grado di ricordare quello che ho pensato. Prima che arrivi a riflettere su un'ispirazione, succede sempre che questa si trasformi in un'idea ancora migliore, ma anch'essa talmente evanescente nella sua essenza che mi devo sforzare di metterla al riparo dalla vulcanica eruzione di trovate sempre nuove..."


( Il Venditore di storie- Jostein Gaarder)









Stasera, all’infinitesimo lume delle stelle,
alberi e fiori hanno sparso i loro freddi profumi.
Ci passo in mezzo ma nessuno di loro ne fa caso.
A volte io penso che mentre dormo
forse assomiglio a loro nel modo più perfetto -
con i miei pensieri andati in nebbia.
Stare sdraiata è per me più naturale.
Allora il cielo ed io siamo in aperto colloquio,
e sarò utile il giorno che resto sdraiata per sempre:
finalmente gli alberi mi toccheranno, i fiori avranno tempo per me









..."aprile. Programma: conquistare amicizie e influenzare gli altri: Evita di bere troppo, sii casta e non buttarti via con gli altri. Sii amichevole e più controllata - se è necessario- alone “ donna del mistero“ calma, gentile, lievemente sconcertata dagli scandali piccanti. Tieni per te i tuoi guai, non blaterare troppo [...]”









“Sono un groviglio di nervi senza identità. Ora so cos’è la solitudine, credo. Parte da un punto indefinito dell’Io: come una malattia del sangue che si diffonde in tutto il corpo sicchè non si può localizzarne il focolaio.[...] Non ho consistenza, sono vuota, dietro gli occhi sento una caverna pietrificata, un abisso infernale.
Voglio lavorare per mettere insieme il complesso mosaico della mia infanzia: esercitarmi a catturare sensazioni ed esperienze nell’informe subbuglio della memoria e sbatterle in bianco e nero sulla macchina da scrivere”

( Sylvia Plath )







"Non subordinarsi a niente, né a un uomo né a un amore né a un'idea; avere quell'indipendenza distante che consiste nel diffidare della verità e, ammesso che esista, dell'utilità della sua conoscenza. (...) Appartenere: ecco la banalità. Fede, ideale, donna o professione: ecco la prigione e le catene. Essere è essere libero. (...) No: niente legami, neppure con noi stessi! Liberi da noi stessi e dagli altri, contemplativi privi di estasi, pensatori privi di conclusioni, vivremo, liberi da Dio, il piccolo intervallo che le distrazioni dei carnefici concedono alla nostra estasi da cortile."

( Il libro dell'inquietudine- Fernando Pessoa )











"Presumo che tutti abbiano sentito parlare di me; il mio nome è signora Psiche Zenobia; so che qusto è un fatto reale; nessuno, tranne i miei nemici, mi chiama Suky Snobbs; mi hanno assicurato che Suky non è che una volgare corruzione di Psiche, che è puro greco e significa "anima" (cioè me, poiché io sono tutta anima), e talvolta significa "farfalla": quest'ultimo significato indubbiamente allude alla mia apparizione nel mio nuovo vestito di raso cremisi col mantelet arabo color azzurro cielo e le guarnizioni di fibbie verdi e le sette balze a forma di orecchio, color arancione."

(  Come si scrive un articolo "alla Blackwood"- Edgar Allan Poe )








"Siamo arrivate con il vento del carnevale. Un vento tiepido per febbraio, carico degli odori caldi delle frittelle sfrigolanti, delle salsicce e delle cialde friabili e dolci cotte alla piastra proprio sul bordo della strada, con i coriandoli che scivolano simili a nevischio da colletti e polsini e finiscono sui marciapiedi come inutile antidoto contro l'inverno. C'è un'eccitazione febbrile nella folla disposta lungo la stretta via principale, i colli che si allungano per vedere il carro fasciato di carta crespata, con i suoi nastri svolazzanti e le coccarde di cartoncino. "


( Chocolat- Joanne Harris )











"Una sera d'estate, dice l'attore, sarebbe al centro della storia.

Non un soffio di vento. E già, spalancata davanti alla città, con vetrate e finestroni aperti, fra il cupo rosseggiare del tramonto e la penombra del parco, la hall dell'hotel de Roches."

All'interno, donne con bambini; parlano della sera d'estate, è così raro, tre o quattro volte in tutta la stagione, forse, e neanche ogni anno, bisogna approfittarne prima di morire, chissà se Dio ce ne regalerà ancora di così belle.

Fuori, sulla terrazza dell'hotel, gli uomini. Si colgono le parole altrettanto distintamente di quelle delle donne nella hall. Anche loro parlano di estati passate sulle spiagge del Nord. Ovunque, le voci che dicono l'eccezionale bellezza della sera d'estate sono ugualmente leggere e vuote.

( Occhi blu capelli neri- Marguerite Duras)










"Diventato una pura attenzione dei sensi, fluttuo senza pensieri e senza emozioni. (...) Come vorrei, lo sento in questo momento, essere una persona capace di vedere tutto questo come se non avesse con esso altro rapporto se non vederlo (...). Non aver imparato fin dalla nascita ad attribuire significati usati a tutte queste cose; poter separare l'immagine che le cose hanno in sé dall'immagine che è stata loro imposta. (...) Smarrisco l'immagine che vedevo. Sono diventato un cieco che vede. (...) Tutto questo non è più la Realtà: è semplicemente la Vita. "


( Il libro dell'Inquietudine- Fernando Pessoa ) 











«Così, se per caso vedeste mio figlio, salutatelo da parte mia, ditegli di fare il bravo, ditegli che lo penso, che so che sta vegliando su di me dal luogo in cui si trova, e di non preoccuparsi: perché mi troverà sempre qui, quando vorrà, proprio qui, le braccia pronte ad accoglierlo, tra le pagine, dietro la copertina, alla fine di Lunar Park».

( Lunar park- Bret Eston Ellis )










"Qui comincia la storia. Racconta come sono entrato in possesso del Libro sanguinoso e come ho incontrato l'unza. Non è una storia per tipi dalla pelle sensibile e dai nervi deboli: a chi si trovasse in queste condizioni suggerisco di rimettere il volume sullo scaffale e di svignarsela con la coda fra le gambe nel reparto dei libri per fanciulli. Su, spicciatevi, sparite, trincacamomilla e piagnoni, cachinbraghe e mammoni, questa è una storia su un luogo in cui leggere è ancora un'avventura! E per avventura intendo ciò che dice la vecchia definizione del Dizionario Zamonico: "Impresa temeraria suggerita dal bisogno d'esplorare o dalla spavalderia, con aspetti rischiosi per la vita, pericoli imprevedibili e, talora, esito fatale".

( La città dei libri sognanti- Walter Moers )









"Andai al burlesque e per un dollaro e dieci presi un posto da un un dollaro e dieci, uno dei migliori, proprio sotto i quaranta sedili flaccidi del balletto; un giorno sarebbero stati tutti miei e io me li sarei portati in crociera nei Mari del Sud sul mio yacht privato. Nei pomeriggi assolati le ragazze avrebbero ballato per me sul ponte. Sarebbero state tutte belle, il fior fiore della buona società, e si sarebbero fatte in quattro per accaparrarsi i favori della mia cabina. Ma anche questo va bene, è tutta esperienza. Sono qui per una ragione ben precisa; questi momenti – il lato brutto della vita – si trasformeranno in altrettante pagine."
(John Fante- Chiedi alla polvere )










"Ma non capisci? Perché siamo stati educati a vivere la vita nel modo giusto. A non fare errori" Brandy dice: "Mi dico che più grande sembra l'errore, e migliori possibilità avrò di essere libera e di vivere una vita vera"


( Invisible Monsters- Chuck Palahniuk )








"3 aprile
Myriam,
tu non mi conosci e, quando ti scrivo, sembra anche a me di non conoscermi. A dire il vero ho cercato di non scrivere, sono già due giorni che ci provo, ma adesso mi sono arreso.
Ti ho vista l'altro ieri al raduno del liceo. Tu non mi hai notato, stavo in disparte, forse non potevi vedermi. Qualcuno ha pronunciato il tuo nome e alcuni ragazzi ti hanno chiamata "professoressa". Eri con un uomo alto, probabilmente tuo marito. È tutto quello che so di te, ed è forse già troppo. Non spaventarti, non voglio incontrarti e interferire nella tua vita. Vorrei piuttosto che tu accettassi di ricevere delle lettere da me."

( Che tu sia per me il coltello- David Grossman )









"Il verbo leggere non sopporta l'imperativo, avversione che condivide con alcuni altri verbi: il verbo "amare"... il verbo "sognare"...
Naturalmente si può sempre provare. Dai, forza: "Amami!" "Sogna!" "Leggi!" "Leggi! Ma insomma, leggi, diamine, ti ordino di leggere!"
"Sali in camera tua e leggi!"
Risultato?
Niente.
Si è addormentato sul libro. All'improvviso la finestra gli è apparsa aperta su qualcosa di desiderabile, e da lì è volato via, per sfuggire al libro. Ma è un sonno vigile, il libro è ancora aperto davanti a lui e se aprissimo la porta della sua camera, lo troveremmo seduto alla scrivania tutto preso dalla lettura. "


Come un romanzo - Daniel Pennac )










"Allora, ci accorgiamo anche che non c'era nessuno per le strade, a causa del caldo; niente vetture, nulla. Quando fa molto freddo, lo stesso, non c'è nessuno per le strade; è lui, a quel che ricordo, che mi aveva detto in proposito: "Quelli di Parigi hanno sempre l'aria occupata, ma di fatto, vanno a passeggio da mattino a sera; prova ne è che quando non va bene per passeggiare, troppo freddo o troppo caldo, non li si vede più; son tutti dentro a prendersi il caffè con la crema e boccali di birra. È così! Il secolo della velocità! dicono loro. Dove mai? Grandi cambiamenti! ti raccontano loro. Che roba è? È cambiato niente, in verità. Continuano a stupirsi e basta. E nemmeno questo è nuovo per niente. Parole, e nemmeno tante, anche le parole che son cambiate! Due o tre di qui, di là, di quelle piccole..." Tutti fieri allora d'aver fatto risuonare queste utili verità, siamo rimasti là seduti, incantati, a guardare le dame del caffè”. 

(Viaggio al termine della notte- Louis-Ferdinand Céline )










“La più piccola parola è circondata da acri ed acri di silenzio, e perfino quando riesco a fissare quella parola sulla pagina mi sembra della stessa natura di un miraggio, un granello di dubbio che scintilla nella sabbia."


( Paul Auster )







“Se davvero avete voglia di sentire questa storia, magari vorrete sapere prima di tutto dove sono nato e com'è stata la mia infanzia schifa e che cosa facevano i miei genitori e compagnia bella prima che arrivassi io, e tutte quelle baggianate alla David Copperfield, ma a me non mi va proprio di parlarne. Primo, quella roba mi secca, e secondo, ai miei genitori gli verrebbero un paio di infarti per uno se dicessi qualcosa di troppo personale sul loro conto. Sono tremendamente suscettibili su queste cose, soprattutto mio padre. Carini e tutto quanto -chi lo nega - ma anche maledettamente suscettibili”.

 ( Il giovane Holden- J.D.Salinger )












"Avevo dodici anni la prima volta che camminai sulle acque. A insegnarmi il trucco fu l'uomo vestito di nero e non sarebbe da me far finta di aver imparato nel giro di una notte. Maestro Yehudi, che mi aveva trovato quando di anni ne avevo solo nove, ero orfano e vagavo per le strade di Saint Louis mendicando spiccioli, mi aveva addestrato per tre anni di seguito prima di lasciarmi esibire i miei numeri in pubblico. Correva il 1927, l'anno di Baby Ruth e di Charles Lindbergh, proprio l'anno in cui la notte incominciò a calare sul mondo una volta per tutte."

( Mr Vertigo- Paul Auster )









“A quei tempi era sempre festa. Bastava uscire di casa e traversare la strada, per diventare come matte, e tutto era cosí bello, specialmente di notte, che tornando stanche morte speravano ancora che qualcosa succedesse, che scoppiasse un incendio, che in casa nascesse un bambino, e magari venisse giorno all'improvviso e tutta la gente uscisse in strada e si potesse continuare a camminare camminare fino ai prati e fin dietro le colline. – Siete sane, siete giovani, – dicevano, – siete ragazze, non avete pensieri, si capisce –. Eppure una di loro, quella Tina che era uscita zoppa dall'ospedale e in casa non aveva da mangiare, anche lei rideva per niente, e una sera, trottando dietro gli altri, si era fermata e si era messa a piangere perché dormire era una stupidaggine e rubava tempo all'allegria.”

 ( La bella estate- Cesare Pavese )









"- Che tristezza viene a quest'ora. Chissà perché?
- È quella malinconia del pomeriggio che comincia a farsi buio, Nidia. Non c'è che mettersi a fare qualcosa, essere molto occupate a quest'ora. Poi di sera è già diverso, quella sensazione sparisce.
- Soprattutto se si riesce a dormire bene. E così non si pensa alle cose terribili che sono successe.
- Tu hai questa fortuna, non sai com'è di aiuto. È quando non riesco a prendere sonno che cominciano a passarmi per la testa tutti quei ricordi spaventosi. Se non fosse per le mie benedette pastiglie io non ce l'avrei fatta per tutto questo tempo."

(Scende la notte tropicale- Manuel Puig )










" Perfino in quel pomeriggio dovevano esserci stati momenti in cui Daisy non era riuscita a stare all'altezza del sogno, non per sua colpa, ma a causa della vitalità colossale dell'illusione di lui che andava al di là di Daisy, di qualunque cosa. Gatsby vi si era gettato con passione creatrice, continuando ad accrescerla, ornandola di ogni piuma vivace che il vento gli sospingesse a portata di mano. Non c'è fuoco né gelo tale da sfidare ciò che un uomo può accumulare nel proprio cuore. "


( Francis Scott Fitzgerald- Il Grande Gatsby )









"Gli sembrava di aver respirato tutte quelle cose attraverso la pelle. Laggiù le distanze assorbivano ogni particolare del paesaggio. Continuo a vedere quelle parole. Fiamma, spazio, immobilità, distanza. Si sono trasformati in stati mentali che riesco quasi a visualizzare. Non so cosa significhi esattamente. Continuo a vedere figure in isolamento, osservo dimensioni fisiche del passato racchiuse all’interno delle emozioni che scaturiscono da quelle parole, emozioni che si fanno più profonde col tempo. Questa è l’altra parola: tempo."

( da Point Omega di Don De Lillo )









"Mangiarono tutto quello che poterono. Mandarono giù quel pane scuro. Sotto le batterie delle luci fluorescenti sembrava fosse giorno. Rimasero lì a parlare fino all'alba, quando dalle vetrine cominciò a entrare la luce alta e pallida del primo sole, e a loro non venne in mente di andarsene." 

(   Raymond Carver, Una cosa piccola ma buona, in: Da dove sto chiamando . )











«La vita reale non erano la mia casa, i figli, il marito. Ciò che era reale era la mia scrittura, come si sviluppava nella mia mente e poi sulla pagina. Una realtà a cui non ho potuto rinunciare, mai».

( Alice Munro)










«Vedo un anello» disse Bernard «sospeso sulla mia testa. Pendente, tremulo e vibrante, in un cerchio di luce.»
«Io vedo una lastra di un giallo pallido» disse Susan «che fugge via fino a perdersi in una striscia violetta.»
«Io odo un suono» disse Rhoda «cip cip, cip, cip; su e giú tra i rami.»
«Io vedo un globo» disse Neville «pendulo come una goccia contro i fianchi immensi di una qualche collina.»
«Vedo una nappa color cremisi» disse Jinny «con fili d'oro intrecciati.»
«Io sento come uno scalpitío» disse Louis. «Il piede di un grosso animale è stato incatenato. E la bestia scalpita, scalpita, scalpita.»

( Le onde- VIrginia Woolf )









" Non c'era una spada, niente con cui abbattere queste pareti, questa protezione, questo generare figli e diventare ogni giorno piú implicati e impegnati, con libri e con quadri? Meglio bruciar la propria vita come Louis, anelando alla perfezione; e abbandonarci come Rhoda, fuggendo via da noi nel deserto; o sceglierne uno su un milione e uno solo, come Neville; meglio esser come Susan e amare e odiare il calore del sole o l'erba gelata; o essere onesti come Jinny, essere un animale. Tutti avevano il loro rapimento; il loro senso di comunità con la morte; qualcosa che riusciva loro utile. Cosí visitai ciascuno dei miei amici a turno, cercando con dita brancolanti di forzare i loro scrigni chiusi. Andai dall'uno all'altro porgendo il mio dolore – no, non il mio dolore, ma la natura incomprensibile di questa nostra vita – alla loro attenzione. C'è chi si rivolge ai preti, chi alla poesia; io ai miei amici, al mio cuore, a cercare tra le frasi e i frammenti qualcosa di intatto – io per cui non c'è bellezza sufficiente nella luna o in un albero; io per cui il contatto di una persona con l'altra è tutto, eppure non posso afferrare neppur questo, io che sono cosí imperfetto, debole, indicibilmente solo. Sedevo là."
 ( Virginia Woolf )