"Torno a casa con la luce del mattino , mia madre dice : quand'è che vivrai decentemente ?
Margherita in un abitino in viscosa verde mela fluo con ampia gonna plissè
o mamma cara, non siamo noi i fortunati
Margie !!!...Perchè mi hai detto che sotto avevi il costume bagnato solo dopo averlo indossato !?!?
e le ragazze... loro vogliono solo divertirsi.
oh le ragazze...vogliono solo divertirsi !
Margherita equilibrista in un abito in viscosa , stampa motivo cachemire in verde e lavanda su fondo crema.
il telefono squilla nel bel mezzo della notte
decolletè primi anni '50 bianche e blu
mio padre sbraita : che farai della tua vita?!?!
Margherita dentro ad un abitino sottoveste in raso dalle spalline sottili e lo scollo drappeggiato fuxia fluo e micro cardigan antracite in seta,cotone fili di luccicante lurex e bottoncini tondi che sembrano un filo di perle
Oh babbo caro, sai che sei sempre tu il numero uno
ma le ragazze... loro vogliono divertirsi
oh, le ragazze...vogliono solo divertirsi
Questo ? E' tutto ciò che vogliono davvero
Margie che svolazza in un abitino tagliato ad impero in polyammide e viscosa sfumato sulle tonalità del verde acido e l'azzurro
divertirsi !
Quando il giorno di lavoro è finito
Margherita in un abito americano di cotone con stampa floreale retro, bottoni e colletto in ciniglia .
le ragazze vogliono divertirsi
le ragazze vogliono solo divertirsi
....
Alcuni ragazzi prendono una bella ragazza
e la nascondono al resto del mondo
Margherita con un giacca di morbida pelle con borchiatura disseminata sull'intera superficie e cappellino di lana verde bosco con veletta
Io voglio essere l'unica a camminare nel sole
le ragazze... loro vogliono divertirsi !
le ragazze, loro vogliono solo divertirsi !
Quando il giorno di lavoro è finito
le ragazze vogliono divertirsi !
... ... ...
All around me are familiar faces
Worn out places, worn out faces
Bright and early for their daily races
Going nowhere, going nowhere
Their tears are filling up their glasses
No expression, no expression
Hide my head I want to drown my sorrow
No tomorrow, no tomorrow
Emanuele dentro ad una camicia in canapa a trama velata con bordature di trina e strisce verticali di ruches lineari
And I find it kind of funny
I find it kind of sad
The dreams in which I'm dying
Are the best I've ever had
I find it hard to tell you
I find it hard to take
When people run in circles
It's a very, very mad world mad world
Emanuele nell'equilibrato gioco del tono su tono dei chiari slavati e assolati jeans Levi's 501, la t-shirt semplice e bianca, il giubbino con micro bottoni a pressione e a scomparsa in lino e cotone.
Children waiting for the day they feel good
Happy Birthday, Happy Birthday
Made to feel the way that every child should
Sit and listen, sit and listen
Went to school and I was very nervous
No one knew me, no one knew me
Hello teacher tell me what's my lesson
Look right through me, look right through me
Emanuele con camicia Ralph Lauren nera a pois in puro cotone taglia XL
And I find it kind of funny
I find it kind of sad
The dreams in which I'm dying
Are the best I've ever had
I find it hard to tell you
I find it hard to take
When people run in circles
It's a very, very mad world ... world
Enlarge your world
Mad world
Ema che si rifugia dentro alla fortezza di un chiodo nero di pelle
All around me are familiar faces
Worn out places, worn out faces
Bright and early for their daily races
Going nowhere, going nowhere
Their tears are filling up their glasses
No expression, no expression
Hide my head I want to drown my sorrow
No tomorrow, no tomorrow
And I find it kinda funny
I find it kinda sad
The dreams in which I'm dying
Are the best I've ever had
I find it hard to tell you
I find it hard to take
When people run in circles
It's a very, very mad world mad world
Ema con camicia in cotone a quadretti bicolore grigio/rosso e pantaloni di cotone in tessuto stretch a vita alta
particolare della camicia
Children waiting for the day they feel good
Happy Birthday, Happy Birthday
Made to feel the way that every child should
Sit and listen, sit and listen
Went to school and I was very nervous
No one knew me, no one knew me
Hello teacher tell me what's my lesson
Look right through me, look right through me
Ema con pull in maglina fina di cotone color sabbia
Stava seduta alla finestra a guardare la sera che invadeva la strada.
La testa era appoggiata sulla tenda della finestra e le narici
sentivano l’odore del polveroso tessuto di cretonne. Era stanca.
Passava poca gente. Il tizio dell’ultima casa ritornava; sentì i suoi
passi battere sul marciapiede di cemento e subito dopo scricchiolare
sul sentiero di scorie davanti alle case rosse. Una volta c’era un campo
lì in cui si giocava ogni sera con i figli di altra gente. Poi un tizio
di Belfast comprò il campo e ci costruì case –non come le loro casette
marroni, ma delle case di mattoni con i tetti lucenti. I bambini della
strada giocavano in quel campo –i Devine, i Water, i Dunn, il piccolo
Keogh lo zoppo, lei, i suoi fratelli e le sue sorelle.
Ernest, tuttavia, non giocava mai: era tropo grande. Suo padre spesso
li andava a cercare fino giù al campo col suo bastone di rovere; ma di
solito il piccolo Keogh faceva da vedetta e li chiamava in ritirata
quando vedeva suo padre arrivare. Eppure sembravano essere stati felici
allora. Suo padre non era così cattivo allora. E poi sua madre era viva.
Era tanto tempo fa.
Quaterna di valige dagli anni '40 ai '70 dal basso verso l'alto e in senso orario rispetivamente di pelle, cuoio e latta
Lei e i suoi fratelli e le sue sorelle erano
cresciuti e sua madre era morta. Anche Tizzie Dunn era morto e i Water
erano tornati in Inghilterra. Tutto cambia. Adesso lei stava andando
via, come gli altri, per lasciare la sua casa.
La casa! Si guardò intorno alla stanza, rivedendo tutti i suoi
oggetti familiari che aveva spolverato una volta alla settimana così
tanti anni, chiedendosi da dove cavolo venisse tutta quella polvere.
Forse non avrebbe più visto tutti quegli oggetti familiari da cui non si
sarebbe mai sognata di separarsi.
Eppure in quegli anni non aveva mai scoperto il nome del prete la
cui fotografia ingiallita stava appesa alla parete sopra l’armonium
rotto accanto alla stampa a colori dell’ex voto fatto alla Beata
Margaret Mary Alacoque. Era stato compagno di scuola si suo padre.
Questi ogni volta mostrava la fotografia agli ospiti la passava con una
frase a caso:
“E’ a Melboourne adesso.”
Aveva acconsentito ad andar via, a lasciare la sua casa. Era stata
una cosa saggia? Aveva cercato di soppesare tutti i lati della
questione. A casa sua ad ogni modo aveva un tetto e cibo; aveva intorno
tutto ciò che conosceva da tutta la vita. Naturalmente doveva lavorare
duro, sia a casa che al lavoro. Cosa avrebbero detto di lei al negozio
quando avrebbero scoperto che era scappata via con un ragazzo? Avrebbero
detto che era una cretina, forse. Ed il suo posto sarebbe stato coperto
da un annuncio. Miss Gavan sarebbe stata contenta. Era sempre stata
pungente con lei, specie ogni volta che c’era gente che sentiva.
“Miss Hill, non vede che queste signore aspettano?”
“E svegliatevi, Miss Hill, per favore!”.
Non avrebbe pianto molte lacrime nel lasciare il negozio.
Ma nella sua nuova casa, in una terra lontana e sconosciuta, non sarebbe
stato così. Allora sarebbe stata sposata –lei, Eveline. La gente
l’avrebbe trattata con rispetto allora. Non sarebbe stata trattata come
sua madre era stata trattata. Anche adesso, sebbene avesse diciannove
anni e più, si sentiva sotto il pericolo della violenza di suo padre.
Sapeva che era stato lui che le aveva fatto venire le palpitazioni.
micro borsetta di paglia con rivestiemto interno in canapa grezza
Quando erano cresciuti lui non era mai stato con lei come lo era con
Harry ed Ernest, perché lei era una ragazza, ma più tardi aveva
incominciato a minacciarla e a dirle che lo faceva solo per amore di sua
madre morta. E lei non aveva nessuno che la proteggesse. Ernest era
morto ed Harry che lavorava in una chiesa come decoratore, era quasi
sempre fuori da qualche parte nel paese.
E poi le eterne discussioni sui soldi il sabato sera avevano incominciato a stancarla indicibilmente.
Dava sempre la sua intera paga –sette scellini- ed Harry mandava
sempre quello che poteva ma il guaio era ricevere i soldi dal padre.
Questi diceva sempre che lei sperperava il denaro, che non aveva testa,
che non le avrebbe dato i suoi soldi lavorati con sudore per farglieli
gettare dalla finestra, e molto di più, perché egli stava di solito
proprio male il sabato sera.
Alla fine le avrebbe dato i soldi e le avrebbe chiesto se aveva
intenzione di comprare il pranzo della domenica. Allora lei doveva
precipitarsi più veloce che poteva a fare la spesa, tenere il suo
portamonete di pelle nera stretto in mano mentre si faceva strada a
gomitate in mezzo alla folla e tornare a casa col carico delle
provviste. Doveva lavorare duro per tenere su la casa e badare a che i
due bambini piccoli che erano stati affidati a lei andassero a scuola
regolarmente e mangiassero regolarmente. Era un lavoro duro –una vita
dura- ma adesso che stava per lasciarla non le sembrava una vita del
tutto indesiderabile.
Max indossa la divisa classica in cotone pesante da marinaio
Stava per esplorare un’altra vota con Frank. Frank era molto gentile,
virile, dal cuore aperto. Lei stava per andar via con lui con un
battello notturno per essere sua moglie e vivere con lui a Buenos Aires
dove lui aveva una casa che l’aspettava. Come ricordava bene la prima
volta che lo aveva visto; lui alloggiava in una casa sulla via
principale dove lei andava a trovarlo. Sembrava poche settimane fa. Lui
stava al cancello, il cappello con la visiera messa all’indietro sulla
testa e i capelli scompigliati davanti sul viso abbronzato.
L’aveva portata a vedere La Bohéme e lei si sentiva inebriata mentre
era seduta in un’insolita parte del teatro insieme a lui. Lui era
totalmente patito di musica e cantava un pochino. La gente sapeva che
amoreggiavano e, quando egli cantava della ragazza che amava il
marinaio, ella si sentiva appassionatamente confusa. Lui la chiamava
Poppens per scherzare. Prima di tutto era stato eccitante per lei avere
un ragazzo e poi lui aveva incominciato a piacerle. Faceva sempre dei
racconti di paesi lontani. Aveva iniziato come mozzo da suna sterlina al
mese su una nave della Allan Line che andava in Canada. LE diceva i
nomi delle navi dove era stato e i nomi delle diverse mansioni. Aveva
attraversato lo Stretto di Magellano e le aveva raccontato storie sui
terribili Paragoni. Le cose gi erano andate bene a Buonos Aires, diceva,
ed era arrivato sul vecchio continente solo per una vacanza.
Naturalmente il padre aveva scoperto la storia e le aveva vietato di
avere a che fare con lui.
“La conosco questa razza di marinai”, diceva.
Federica ha un abitino con il corpetto in candido pizzo sangallo e gonna di tulle taglio Degas
Un giorno egli aveva litigato con Frank dopodiché lei doveva incontrare il suo amore in segreto.
La sera sprofondò sul viale. Il bianco delle due lettere sul suo grembo
diventò indistinto. Una era per Harry; l’altra per suo padre. Ernest era
stato il suo preferito ma voleva bene anche ad Harry. Suo padre stava
diventando vecchio ultimamente, aveva notato. Le sarebbe mancato.
Qualche volta aveva saputo anche essere simpatico. Non molto prima,
quando lei era stata a letto per un giorno, le aveva letto una storia di
fantasmi e preparato del pane abbrustolito. Un altro giorno, quando la
loro mamma era viva, erano andati tutti a fare un picnic sulla collina
di Howth. Ricordò suo padre che si era messo il cappellino di sua madre
per far ridere i bambini.
Il suo tempo stava volando ma ella continuava a star seduta alla
finestra, con la testa appoggiata contro la tenda della finestra,
inalando l’odore del cretonne polveroso. Giù per il viale, riusciva a
sentire una organetto da strada suonare. Conosceva quella musica
straniera che doveva essere arrivata per ricordarle della promessa fatta
a sua madre, la promessa di reggere la casa finché poteva. Si ricordò
dell’ultima notte della malattia della madre; lei si ritrovava ancora
nella chiusa stanza buia all’altra parte della sala e fuori sentì una
malinconica musica italiana. All’organista era stato ordinato di andare
via e gli avevano sei sterline. Si ricordò di suo padre che ritornando
impettito nella stanza dell’ammalata disse:
“Maledetti Italiani! A venire fin qui!”
Mentre pensava la pietosa immagine della vita della madre poggiava il
suo incantesimo nel suo essere più profondo –quella vita di comuni
sacrifici che finiva nella pazzia finale. Tremava mentre sentiva ancora
la voce di sua madre che diceva costantemente con assurda insistenza:
“Derevaun Seraun! Derevaun Seraun!”
Si alzò in un improvviso impulso di terrore. Fuggire! Fuggire! Frank
l’avrebbe salvata. Le avrebbe dato la vita, forse anche l’amore. Ma lei
voleva vivere. Perché doveva essere infelice? Aveva il diritto di
essere felice. Frank l’avrebbe portata tra le sue braccia, avvolta tra
le sue braccia, L’avrebbe salvata.
Stava tra la folla ondeggiante alla stazione di North Wall. Lui la
teneva per mano e lei sapeva che le stava parlando, dicendo qualcosa sul
viaggio ripetutamente. La stazione era piena di soldati con delle
valige marrone. Attraverso le ampie porte dei portici riuscì a vedere la
massa scura della nave, accanto al muro della banchina, con gli oblò
illuminati. Non rispose. Si sentiva le guance pallide e fredde e in
mezzo alla confusione mentale, pregò Dio di direzionarla, di mostrarle
quale era il suo dovere.
La nave soffiò un lungo triste fischio nella nebbia. Se fosse andata
l’indomani sarebbe stata in mare con Frank, diretta Buenos Aires. Il
loro posto era stato prenotato. Si poteva tirare indietro dopo tutto
quello che lui aveva fatto per lei? La confusione mentale le fece venire
la nausea nel corpo ed ella continuava a muovere le labbra in
silenziosa, fervente preghiera.
Una campana suonò sul suo cuore. Sentì che lui le afferrava la mano:
“Vieni”.
Tutti i mari del mondo inondarono il cuore. Lui la stava spingendo
verso di loro: l’avrebbe annegata. Si aggrappò con entrambe le mani alla
ringhiera.
“Vieni”.
No! No! No! Era impossibile. Le sue mani si aggrapparono freneticamente al ferro. In mezzo ai mari mandò un grido di angoscia.
“Eveline! Evvy!”
Lui si spinse oltre la barriera e le gridò di seguirlo. Gli fu urlato
di andare avanti ma lui la chiamava ancora. Ella pose il suo viso
pallido su di lui, passivo, come un animale inerme. I suoi occhi non gli
davano segno di amore o di addio o di riconoscimento.
Traduzione del racconto Eveline di James Joice a cura di Corinzia Monforte
Federica in un abito di raso damascato con corpetto steccato e spalline sottili
Ma dopo Eveline, cosa fece? No, non tornò a casa. Ho deciso che dopo un certo finale in realtà ci si possa prendere una pausa per raccogliere le forze, chiarire un po' le idee e meditarne un altro.
"...mi
sveglio anche stanotte vi ho rivisto tutti ,ho visto chi credevo mi
amasse ho visto chi credevo fosse mio amico ,ho visto mio figlio che poi
era mio fratello ,ma sono figlio unico da adesso.Sono figlio unico
perchè mio fratello non conosce la parola condividere,conosce solo
avere, avere e chiedere dimenticando che i miei comportamenti sono
dettati dal suo modo di trattarmi come un cencio strausato che viene
gettato al macero, ma da me avrai solo sigarette ed uno sputo non potrai
più sentire che musica ha il mio moto,potrai solo restare lì a fare il
riff della tua vita mentre i miei occhi s'imbiancano ma non te ne
accorgerai e continuerai ad avere la tua ragione." (Nicola)
"Chuck Barris ha una doppia vita ! Di giorno è un celebre conduttore di show televisivi, mentre di notte si trasforma in un agente della CIA. Il piacere di uccidere nelle sue missioni segrete,non gli impedisce di innamorarsi di una bellissima donna di nome Patricia, una misteriosa donna della Cia. Chuck inizia a perdere il controllo della sua vita. E' indeciso tra la donna che lo ama (Drew Barrymore) e la dark lady (Julia Roberts)...Clooney esordisce come regista e adotta un'iconografia alla Tenenbaum, ricalcando climi e colori d'epoca, imprimendo alla storia un ritmo grottesco e concitato,progressivamente più drammatico, col limite veniale di una certa discontinuità. Sicuramente un buon debutto alla regia."
occhiali a specchio con lente azzurrata, maglina di cotone blu con polsini e girocollo a costine
Nell'autobiografia di Chuck Barris, che ha ispirato il film diretto da Clooney, interpretato da un imperdibile Sam Rockwell , questa citazione: La sola causa dell'infelicità dell'uomo deriva dal fatto che non sa stare in silenzio nella propria stanza. (Pascal)
Sovrapposizione tono su tono. Giacca di pelle di nappa antracite scuro, cardigan grigio fumo, t-shirt a righe
La storia narrata da chuck Barris nel suo libro pseudoautobiografico (Sonzogno) è una spiritosa invenzione :
il personaggio televisivo che venti e più anni fa fece impennare l'audience con "The Gong Show" (variante della Corrida), non è mai stato un agente della CIA e soprattutto non ha mai assassinato 33 persone. L'ha confermato Roger Ebert sul Chicago Tribune aggiungendo: " Essendo stato io stesso coinvolto in uno show settimanale,so per dolorosa esperienza che fra una registrazione e l'altra non avrei trovato il tempo di volare a Helsinki a uccidere qualcuno per conto del governo." A chi si domanderà perchè Barris inventò l'assurda bugia è facile rispondere che fu un tentativo per riaccendere su di sè l'attenzione mentre il Gong cominciava a suonare a vuoto. Purtroppo, però, il pubbliconon cadde nella trappola, il libro finì ai Remainders ed è lì che lo pescò qualcuno del cinema. ... "
da Il Corriere della Sera ( Tullio Kezich)
Nicola con camicia sahariana Kaki e t-shirt con stampa
"Quando sei giovane le tue potenzialità sono infinite potresti fare
qualsiasi cosa, potresti essere Einstein, potresti essere Di Maggio, poi
arrivi ad una età dove potresti essere, va a sbattere con ciò che sei
stato, non eri Einstein, non eri niente... è un brutto momento."
Nicola con la sua chitarra, cardigan di maglina di cotone, camicia a micro righe verdi
poncho di pelliccia ecologica
Nicola scrive, pensa , ascolta De Andrè e Django Reinhardt, dorme poco anche se sembra che viva dentro al suo letto. I testi gli escono di bocca prima che graffino la sua chitarra.
Prende in giro la vita. La vuole conoscere bene prima di farsela amica.
Ti guarda dritto negli occhi e sorride a metà. Non ha paura di essere triste.
canottiera di cotone a costine, occhiali, cappello e jeans grigio
camicia stampa Hawayana Guess di cotone misto seta e pantaloni di cotone indiano becco d'oca con stampa di palme
"la piccola
infelice si è incontrata con Alice ad un summit per il canto
popolare,Marinella non c'era fa la vita in balera." ( Francesco Guccini )
giacca a quadretti vichy e t-shirt con faccione monografico
camicia color ghiaccio di cotone con pantaloni taglio maschile classico xl e sciarpa della stessa tonalità
Nicola in giacca doppiopetto e occhiali tondi con maglioncino di cotone blu profilato bianco. La sottoscritta indossa il suo trench vintage anni '70 lungo tassativamente sotto il ginocchio strizzato in vita da un nodo poco studiato
La Cia non mi è mai piaciuta. Troppo losca. Credo che le nostre
personalità si trovino più a loro agio in un ambiente come il Bureau.
FBI... . Bene, è ora di muoversi. I nostri Alias non li conoscerete mai.
Passo e chiudo.Abbiate cura di voi. In tutti i sensi. Bona !
La cravatta, tie, necktie, לקשור ,attacher, binden, cheangal, atar,mengikat, clymu, kufunga, 领带,γραβάτα, amarrar, buộc, kravatë, lips, เน็คไท, slips, გვაკავშირებს, ligabis, cravată, uviazať,முடி,nyakkendő, itali, sitoa, amarre, sasiet,ネクタイ,kaklaraištis, krawat, bağlamaq, ibilgetzen, lligar, uvázat, ربطة عنق,...... in qualsiasi modo tu la intenda ,tutte, ma proprio tutte hanno un nodo in comune. Con l'aiuto e la sapienza di Micol, vediamo come si fa.
Bene, si comincia. Passa l'intera lunghezza della cravatta intorno al collo, lasciando che il finale più sottile arrivi circa all'altezza della metà di quello più esteso.
2. Passa la parte più lunga sopra quella più corta, in diagonale.
3. Adesso torna indietro, passandola sotto.
4. Estendila
5. Fai un altro giro come nella seconda foto
6. Quando poi torni indietro , invece di stenderla la inserisci nello spazio fra l'incrocio e il collo.
7. Ci siamo quasi. Adesso tirala lentamente verso il basso.
8. Ora manca solo di ripassarla all'interno del nodo morbido che è rimasto sotto.
9. Tira piano il lembo verso il basso, fino a portarlo a misura desiderata .
10. Ecco fatto! Il nodo è tratto.
11. Micol ed io vi auguriamo buon divertimento ! (ma io continuerò a rimanere negata
per queste cose...).
Una piccola idea :
Al posto della cintura che può appesantire, sull'abitino color lavanda, cercando il contrasto o il ton sur ton.
Ma " non portarla sulla luna, nello spazio la cravatta non sta giù". :)