domenica 20 maggio 2012

" Quello che va ": voce del verbo andarsene.







Se entri in un negozio dell'usato, e si tratta del mio, e quasi urlando dichiari che cerchi "quello che va " quest'anno, quali griffes sono esposte, senza nemmeno esserti guardato/a intorno, senza esserti reso/a conto minimamente di quello che ti circonda , senza aver aspettato che qualche stoffa ti chiami, senza esserti perso un po' ad osservare, spulciare, toccare, sappi che se mi succede di risponderti è solo per puro sforzo di cortesia. Ti darò forse qualche altra occasione, ma si è già rotto qualcosa.







Non ho nessuna voglia di avere a che fare con chi ha bisogno di un'etichetta e di una confezione per riconoscersi. Per quello esistono catene Low cost accessibili a tutti e negozi con marchi ben esposti sul capo. Con questo non voglio dire che la rivisitazione della storia del costume in atto negli ultimi vent'anni non produca niente di interessante. Ma "quello che va", deciso l'anno prima, da chi si è eletto e avete eletto grande luminare e vate della moda non è esattamente quello che può stare bene a te e  assolutamente non lo troverai in un negozio dell'usato.
Se non possiedi un briciolo di creatività e non hai presente che si può intervenire su ogni capo, modernizzandolo, accorciandolo, aprendo un po' la scollatura, cambiando i bottoni... . Se questa elasticità ti è sconosciuta, come un briciolo di senso critico, o desiderio di distinguerti minimamente dalla massa inconsapevole, bhè, forse stai perdendo tempo. Ed il mio è prezioso. Tienilo presente. Senza rancore. :)




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